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Home pageAereiAerei e mezzi europeiMacchi MC.205V "Veltro"

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16/04/2006

Il Macchi MC.205V "Veltro", ebbe il battesimo dell'aria nell'aprile 1942 e combinava la cellula dell'MC.202 con il propulsore in linea tedesca Daimler-Benz DB 605 A da 1475 cv, fabbricato in Italia dalla Fiat su licenza con la denominazione di RA. 1050 RC.58. Il progetto dell'aereo partecipava ad un concorso per la scelta del caccia italiano di terza generazione, ed era in concorrenza con il Fiat G. 55 "Centauro" e con il Reggiane Re 2005 "Sagittario".

MC.205V al museo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle (Roma)

Il primo prototipo, già con armamento della prima serie, volò il 19 aprile 1942 sul campo di Lonate Pozzolo (Varese). Il "Veltro" fu l'ultimo caccia prodotto da un progetto dell'ing. Castoldi e i primi esemplari vennero completati nel 1942.

Il carrello principale era retrattile con rotazione all'interno e scomparsa totale; il ruotino di coda era a scomparsa parziale. Il posto di pilotaggio era fornito di capottina ribaltabile lateralmente verso destra ed era sganciabile in volo per lancio col paracadute in situazioni di emergenza. Tra le dotazioni avioniche vi era una radio rice-trasmittente Allocchio Bacchini B. 30 a onde corte, ed un eventuale radiogoniomentro accoppiato.

Nelle prove comparative fra i tre caccia che si contendevano la scelta dell'aviazione militare italiana, l'MC.205V risultò essere più veloce a quote medie e basse rispetto al Re 2005 e al G. 55 e più robusto, ma al di sopra degli 8000 metri le prestazioni avevano un calo notevole mentre i concorrenti mantenevano buone doti di manovrabilità. I motivi di queste carenze dell'MC.205V erano dovute soprattutto all'ala che era rimasta praticamente invariata dal prededente Macchi MC.200 "Saetta", a fronte di un incremento di peso totale pari a ben 1058 Kg.

Un giudizio basato sulle doti tecniche pone comunque il "Veltro" come miglior caccia italiano della Seconda Guerra Mondiale, anche se l'aereo non poté dimostrare appieno le sue capacità a causa di un certo ritardo nelle consegne, che lo vide entrare in linea solo alla metà del 1943, poco prima dell'armistizio firmato in Italia con gli alleati. Degli acciai e dei materiali con cui era fabbricato l'aereo si erano infatti andate esaurendo le scorte, e gli approvvigionamenti erano difficili stante la carenza di vie di comunicazione agibili.

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